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RISCOPRIRE IL NOSTRO PASSATO A CURA DI TIZIANO FRANZI

15.01.2022 12:47

LE QUATTRO CHIESE DI S. AMBROGIO A VARAZZE.

Al vescovo di Milano Ambrogio (Treviri 340- Milano 397 d.C.), annoverato fra i quattro "dottori" della chiesa d'Occidente, Varazze ha dedicato nei secoli ben quattro chiese, a testimonianza di quanto fosse diffuso il culto ambrosiano anche in Liguria. "I vescovi liguri sono stati per lungo tempo suffraganei della Chiesa lombarda, è noto del resto l'influenza che la chiesa ambrosiana ebbe nell'organizzazione ecclesiastica e civile dell'intera Italia settentrionale"

La prima chiesa, a lui dedicata (sant'Ambrogio vecchio [meglio sarebbe dire antico]), fu costruita dai vescovi Betlemmitani, provenienti dalla Terrasanta, a seguito della donazione da parte del vescovo di Savona Ardizio al vescovo betlemmitano Anselino (1139) sui resti di una preesistente costruzione.

Tale edificio e da considerare la prima chiesa dedicata a sant'Ambrogio in Varazze (Varagine), come si deduce dall'indicazione "...que in loco Varaginis hedificata consisti/ ... in honorem Sancti Ambrosii constructa" [che già esisteva costruita nella località di Varagine, dedicata in onore di sant'Ambrogio] contenuta nell'atto di donazione precedentemente citato.

Di questo primo luogo di culto non si hanno notizie certe, ma ne ricaviamo l'esistenza da documenti posteriori alla sua costruzione. Si doveva trattare di una vera e propria chiesa, di un oratorio o di altro edificio pubblico dedicato al culto di s. Ambrogio, databile tra il VI e il VII scc. d.C).

Gli studi archeologici condotti negli anni '80 del Novecento, seppure non abbiano ottenuto risultati definitivi, consentono di avanzare l'ipotesi che l'edificio romanico fosse preceduto da una fase altomedievale: "Per la stessa intitolazione ambrosiana non possiamo non sospettare risalire ai momento dell’emigrazione milanese del VI sec. nella Liguria costiera, il che potrebbe rappresentare un importante elemento di collegamento tra la romana Navalia e l'abitato altomedievale e medievale".

Di essa, secondo la lettura che ne dà Giorgio Costa, resta sul lato sinistro dell'attuale edificio, una serie di archetti in cotto sovrastati da una cornice in pietra a risega c la parte basale della torre.

"La chiesa misurava, in lunghezza una ventina di metri e in larghezza circa metri otto. Ha una navata, coperta da un tetto in legno a due falde, sprovvista di pilastri interni. [...]. Dietro l'abside era affiancata la torre tronca, in pietrame, tufo e laterizi, sorgente da una base quadrata di metri 4,50 per lato, con muratura di pietra riquadrata. [...] Era costituita da due palchi. [...] Il secondo piano, che presenta al centro una feritoia, era coronata da una corsa di archetti in cotto, a tutto sesto, con soprastante cornice a denti di sega. Questo motivo ornamentale, che ripete quello sul fianco della chiesa, doveva probabilmente segnare il piano riservato alla cella campanaria, coperta a padiglione."

La seconda chiesa, sempre dedicata a sant'Ambrogio, costruita - come detto - dai vescovi Betlemmitani, risale agli inizi del sec. XII, come confermano i documenti d'archivio. L'edificio sorse includendo i resti del primo, ormai distrutto. La chiesa, correttamente orientata con la facciata a Est e l'abside a Ovest, era a tre navate, e la sua facciata è ancor oggi ben visibile, sebbene in parte deturpata durante i lavori di restauro male eseguiti nel 1951 in cui - tra l'altro l'originario architrave del portale fu sostituito con uno in cemento armato (sic!).

Dalla facciata, più lardi inglobata nella cinta muraria difensiva della città, si può ricostruire l’impianto dell'antica chiesa.

La chiesa a tre navate era lunga circa trenta metri e larga tredici, come si desume dal profilo della facciata: cinque metri nelle navate laterali e otto in quella centrale, la cui linea di spiovente è sostenuta da archetti rampanti, a pieno centro è in cotto.

Nella facciata erano murati numerosi "bacini in ceramica maiolicata di fattura ispano-moresca, di vario colore, di cui oggi purtroppo restano soltanto pochissime tracce, quasi incolori, e il segno dell'incavo degli altri.

Al centro della campata di mezzo vi è una croce latina a traforo, che sovrasta un'ampia finestra che, in origine, avrebbe potuto essere una trifora.

La porta principale e sormontata da un arco, in grossi conci di arenaria e tufo. Nel lato a settentrione, che sfruttava quello della chiesa preesistente, si aprono due monofore con contorno di mattoni, a strombo interno.

La facciata prima dell'inglobamento nelle mura della città. Elaborazione grafica di Silvia Franti

"Nell'anno 1924 durante il rifacimento degli argini del torrente Teiro fu rinvenuto un passaggio sotterraneo che da fuori le mura fortificate del borgo conduceva fino alla prima chiesa Betlemmitana di Sant'Ambrogio.

All'interno del cunicolo fu trovata una croce bronzea patriarcale a doppia traversa di notevole dimensioni (min 100 x 50 x 5) con incisa su di un lato l'immagine del crocifisso e sull'altro la figura della vergine con la scritta - Domine memento mei si in periculum cado -.

Questo oggetto sacro anche in relazione alla foggia e al luogo del ritrovamento e all'immagine della Vergine secondo gli storici locali e certamente da ritenersi una croce pettorale, tipico ornamento dei vescovi Betlemmitani".

Durante i restauri nel 1951 all'interno della chiesa, dopo lo sbancamento del materiale terroso che da secoli vi si era accumulato, affiorò una costruzione circolare, sopraelevata sul pavimento in cotto c colmata con ceramica medievale, probabilmente con funzione di battistero.

D’interesse anche la costruzione a due piani posta tra la torre e l'abside ormai scomparsa (e di cui si vede ancora soltanto parte dell'arcata di sinistra) c ad essa collegata da una porta, con funzione probabilmente di sacrestia. Oggi in condizioni di totale abbandono (un tempo usata anche come pollaio) e fatta oggetto nel tempo di asportazione d’importanti manufatti, la struttura era costruita con quattro colonne in mattoni, con - spostati fuori asse - quattro capitelli in pietra incisa. Chiusa da una volta a crociera con costoloni in pietra, nel cui punto d’incontro centrale si trovava un disco circolare in pietra, con scolpita la stella a sette raggi: lo stemma dei vescovi Betlemmitani o "Fratelli stellati", oggi furtivamente asportata e quindi non più visibile. L'esistenza di tale edificio e testimoniata anche in un atto del 12 dicembre 1223 stipulato proprio "in camera Sancti Ambrosii de Varagine". La costruzione interna, forse era adibita a sacrestia.

GLI OSPIZI MEDIEVALI IN VARAGINE

Nel Medioevo l'ospitalità di viaggiatori, viandanti e bisognosi era affidata a strutture clericali (hospitalia publica) e laiche (hospitalia privata o prophana).

I primi - sicuramente più numerosi -, fondati direttamente dalle autorità ecclesiastiche (vescovi, abati, capitoli canonicali, ecc.), rispecchiarono abbastanza fedelmente le strutture organizzative che la Chiesa andava a mano a mano acquisendo e cosi, dopo gli ospedali diocesani, apparvero quelli monastici e, ancora più tardi, quelli annessi alle pievi rurali e quelli dipendenti da canoniche regolari.

In Varaginc ben quattro strutture (tutte ecclesiastiche) furono in parte dedicate nei secoli tra il XI e il XII d.C. a tale accoglienza, svolgendo la funzione di veri e proprio ospizi (dal latino hospes - ospite): san Giacomo in Latronorio (ai piani di san Giacomo tra Cogoleto e Varazze), la chiesa di S. Maria Vergine (o Chiesa del Crocefisso o del Santo Cristo) a Invrea, la cosiddetta chiesa si sant'Ambrogio vecchio [meglio sarebbe dire "antico"] in Varazze e la chiesa di S. Nazario e Celso, sorti a circa sessantanni di distanza e a circa otto chilometri fra loro.

Nella prima parte sono state presentate le notizie relative alle prime due strutture.

Terzo luogo di ospitalità senza dubbio il più importante è quello che sorge in Varazze sulla collina di Tasca dove ai vescovi Bctlcmmitani, in fuga dalla Terrasanta, fu donato un edificio religioso (S. Ambrogio vecchio meglio sarebbe "antico" -) secondo quanto stabilito nell'atto notarile del 1139, secondo il quale "il vescovo di Savona Ardizio dà in donazione ad Anselmo, vescovo della Santa Chiesa Bel lemmi tana e ai suoi fratelli e successori, per mezzo del preposto della medesima chiesa betlemmitana, la nostra chiesa eretta in onore di S. Ambrogio, esistente nel luogo di Voragine con tutte le cose alla predetta chiesa spettanti". L'edificio religioso fu in seguito inglobato nelle mura difensive cittadine del Borgo, erette fra la
fine del XIII e l'inizio del XIV se. d. C.

Lasciata quella pieve i Betlemmitani ne costruirono una nuova, di maggiori dimensioni e più vicina all'abitato, probabilmente a inizio 1300, in stile tardo romanico lombardo e con orientamento opposto di 180° rispetto a quello attuale, con abside a ponente e facciata a oriente; di questa resta il "campanili russu", la cui costruzione risale al 1338.

I Bctlcmmitani resteranno a Varazze fino al 1424, dove fonderanno l'ospedale o ospizio che ancora oggi porta il nome di S. Maria in Bcthlcm [che allora era entro la cinta muraria, probabilmente dove ora c'è vico dell'Ospedale che collega via Malocello a piazza G.B. Patrone (Calabraghe)] (*!) la cui gestione fu affidata alla corporazione dei "maestri d'ascia, calafati, carpentieri e falegnami" [allora la più importante fra le corporazioni cittadine], un oratorio con lo stesso nome detto ora di S. Giuseppe, prenderanno parte attiva alla vita pubblica dell’oppidum Varaginis, recando grandi benefici e vantaggi". 

I Bctlcmmitani continuarono a garantire ai bisognosi ospitalità e accoglienza anche nella successiva chiesa di s. Ambrogio, costruita più vicina alle vie di transito di mare e di terra e al centro abitato in continua crescita. Tale edificio, costruito in mattoni e a tre navate, secondo lo stile tardo romanico-lombardo, sorse all'inizio del Trecento dove si trova oggi l'attuale chiesa di sant'Ambrogio, con annesso cimitero e ospizio, ma orientato in modo opposto rispetto alla chiesa attuale, con facciata a ponente e abside a levante, secondo le regole dell'architettura ecclesiastica del tempo.

Nel Medioevo le chiese erano generalmente progettate a forma di croce, generalmente latina, con l'abside orientato ad est. L'ingresso principale era quindi posizionato sul lato occidentale, in corrispondenza dei piedi della croce in modo che i fedeli entrati nell'edificio camminassero verso oriente simboleggiando l'ascesa di Cristo. Le altre chiese principali di Varazze infatti (san Domenico, s. Nazario e Celso e s. Caterina) hanno tale orientamento.

L'ospizio o "spedale" fu costruito poco distante dalla chiesa, probabilmente dove oggi c'è "vico dello Spedale", tra via Malocello e piazza G.B. Patrone (Calabraghe) e la sua gestione fu affidala alla più importante corporazione cittadina, quella dei "maestri d'ascia, calafati, carpentieri e falegnami".

All'interessante storia delle chiese dedicate a S. Ambrogio a Varazze, dedicheremo una prossima puntata di "Riscoprire il nostro passato".

Non sappiamo con certezza se il quarto luogo di accoglienza, la chiesa dedicata ai Santi Nazario e Celso, costruita a partire dal 1141 ad opera dei monaci cliniacensi lirinesi (provenienti dalla Francia meridionale), prevedesse un luogo deputato all'ospitalità dei viandanti, ma la tradizione dell'epoca ce lo lascia supporre.

Furono comunque loro, i monaci lirinesi dei ss. Nazario e Celso, ad accogliere nel 1244 papa Innocenzo IV che, in cattive condizioni di salute per un attacco di malaria, transitava da Genova verso Lione per fuggire alle galee e alle truppe dell'imperatore Federico II, che di li a poco scomunicherà definitivamente.

Seguendo il corso del Tciro e poi del rio Malacqua il papa, trasportato in lettiga per le sue precarie condizioni, raggiunge non senza fatica il castello di Stella. "Subito si comprende che le condizioni del Papa sono molto serie e che la sosta in Stella non potrà essere breve: diciassette giorni si dovrà infatti fermare il Papa nel castello della famiglia Grillo, lottando contro la malattia. Al castello di Stella si ferma soltanto il Papa con i suoi più stretti collaboratori, mentre tutti gli altri ritornano a Varaginc per alloggiare ancora nel confortevole e sicuro monastero dei lirinesi, [nel borgo fortificato di Castagnabuona] che dipendeva dal Vescovo di Noli, sicuro alleato e anche persona direttamente legata a Innocenzo IV."

Cosi quattro distinti ordini religiosi, maschili e femminili, (Bctlcmmitani, Vallombrosiani, Benedettini cistercensi e Benedettini cliniacensi), dando inizio ai loro "ospizi" nell'arco di soli 60 anni e a distanza tra loro di soli 8 chilometri, operarono in Varaginc per l'accoglienza degli "stranieri", a dimostrazione di come l'ospitalità sia radicata da tempo immemore nel DNA dei varazzini.

Sarebbe molto interessante conoscere quali relazioni intercorressero allora tra gli esponenti di quei quattro ordini religiosi differenti, accomunati si dalla medesima missione di accoglienza, ma come sappiamo dalla Storia, non sempre in ottimi rapporti fra loro. Mentre i due luoghi di accoglienza in Latronorio/Invrea (di cui si è parlato nella prima parte) erano infatti sotto l'influenza della Chiesa di Genova, quello nel centro di Varazze fu fin dai suoi albori esplicitamente donato dal vescovo di Savona ai vescovi Betlemmitani, proprio in contrapposizione ai precedenti, dato che - com'è noto - i rapporti fra Genova e Savona furono sempre molto difficili e di aperta contrapposizione.

 

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