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APRILE 2017 - A VOXE DU CAMPANIN

12.04.2017 13:09

LE PENTOLACCE E LE BUGIE DI S. BARTOLOMEO

Un originale e riuscito pomeriggio di Carnevale si è svolto, sabato 25 febbraio u.s., in piazza San Bartolomeo, organizzato dall’omonima Confraternita con il concorso delle famiglie del quartiere. Infatti, dopo la rottura di numerose pentolacce, ricche di dolciumi di vario genere, nel festoso girotondo di bimbi che hanno potuto così scaricare in perfetta armonia la loro esuberanza, è stata imbandita sulla stessa piazza una gustosa tavola colma di squisite “bugie”, caratteristica leccornia del periodo carnevalesco, confezionate nelle diverse ricette e interpretazioni da un gruppo di mamme della zona. I confratelli hanno indetto, all’uopo, una simpatica gara con tanto di giuria per assegnare i “premi” alle migliori “bugie” (con crema, imbottite e lisce) il cui risultato ha premiato l’intero gruppo di queste solerti mamme, alle quali sono stati donati piccoli vasi di piante grasse e anche una coppa a quella più originale. Al termine della manifestazione, pulizia generale della piazza, esemplare comportamento ormai consolidato che contraddistingue la dinamica Confraternita di San Bartolomeo.

E LA “PRO LOCO BORGO SOLARO” REPLICA

Piazza Bovani in festa, domenica 26 febbraio, per un bellissimo carnevale dei bambini, con la partecipazione dello scatenatissimo DJ Roberto Moraca e una vera, piccola folla di simpatiche e bellissime mascherine, molte delle quali riproducevano gli eroi dei fumetti; Batman, l’Uomo Ragno, Zorro e innumerevoli fatine e principesse, il tutto in un girotondo di coriandoli e stelle filanti e ben nove pentolacce, sigla di successo della “Pro Loco Borgo Solaro” in questa festa dell’allegria. In un ideale abbraccio all’intero rione, le pentolacce sono state “aggredite” in vari punti, dal Bar Rossi a piazzetta De Vigerio, oltre, naturalmente, in piazza Bovani, centro focale della riuscita manifestazione condotta dal Presidente della Pro Loco Federico Piccardo e dal suo efficientissimo staff, a significare la compattezza che unisce il Solaro nelle sue numerose altre iniziative, Prima della conclusione della festa, le mascherine hanno posato per il nostro obiettivo, sollecitate a controllare i prossimi numeri del Giornalino per un gradito e corale ricordo.

LA CASA DEL NONNO IN FESTA CON IL G.A.V.

Caramelle, “bugìe” e tanto calore umano, così il Gruppo Animazione Varazze, recatosi martedì 28 marzo (grasso) alla Casa del Nonno, hanno portato una ventata di buon’umore ai nonni colà assistiti, allestendo un piccolo Carnevale tutto per loro. Accolti dalla responsabile della struttura, Graziella Sidoti, i pimpanti “marinaretti”, dopo aver fatto il giro delle varie stanze, hanno posato per la tradizionale foto ricordo. È seguito un simpatico rinfresco organizzato in collaborazione con la gestione della Casa del Nonno.  

IL BEIGUA PARLA ANCORA DI STORIA

Sono state vere e proprie battaglie quelle combattute sulle alture di Varazze e nel suo più montano entroterra durante la seconda Campagna d’Italia di Napoleone, visti i numerosi reperti che ancora oggi, da quel lontano 1800, continuano ad affiorare e raccolti da appassionati di storia locale. Ne abbiamo già parlato e illustrato sul Giornalino, ma merita ritornarci per mostrare ai nostri lettori. Alcune vere “chicche” delle ultime scoperte che ci sono state mostrate, a cominciare dal meccanismo di un moschetto francese, M/1777, costruito a St. Blaisen (Svizzera), trovato con alcuni accessori sulle pendici del monte Beigua e restaurato nelle sue parti logorate o mancanti. Sempre in quelle zone sono state rinvenute anche numerose palle di fucile e parecchie monete, nonché medaglie e stemmi, alcuni dei quali non riportabili alle battaglie (ricordi religiosi dei papi Pio IX, Leone XIII, Mater Misericodiae, onorificenze della Prima Guerra Mondiale e medaglie a ricordo del Risorgimento e di Cavour). Si può proprio affermare che la storia abbia seminato il nostro entroterra di testimonianze sul passaggio, non solo delle truppe francesi del gen. Massena e di quelle austriache del gen. Melas, ma anche attraverso probabili gite del tutto pacifiche, su scorci di ricorrenze religiose comunque legate al nostro passato. La pazienza e il colpo d’occhio dell’appassionato ricercatore Fabio Galli ci fanno rivivere un passato in cui anche Varazze è stata protagonista (involontaria) che da monte Croce, al Beigua e all’Ermetta, ha visto versare molto sangue. Diverse altre testimonianze parlano però di fede e di ricorrenze religiose che hanno forse avuto l’incarico di “bonificare” spiritualmente quei campi di battaglia. 

DIFENDIAMO L’ITALIANO!

Ogni tanto occorre ricordarsi che siamo italiani e che la nostra lingua deriva dal latino e, per questa ragione, dovremmo esserne fieri e non indulgere pappagallescamente con termini che ci arrivano da altre lingue, soprattutto dall’inglese, quando poi, guarda caso, le stesse parole che crediamo figlie di Albione sono perfettamente latine. Vediamone alcune: Mass Media” arriva da Media” – mezzo intermediario (organi d’informazione), e da lì scimmiottiamo con “News” per dire notizie, bella parola questa che dovremmo recuperare. “Welfare” - benessere, “Jobs Act” – lavoro, “Monitor”, ritornato da noi con passaporto inglese; lo stesso per “Memorandum” – chiaro riferimento a memoria, che da noi si usa anche come documento…. La lingua italiana è già ricca di moltissime parole chiaramente latine: “Audio-Video”, “Gratis”, “Humus”, “Plenum”, “Placébo”, “Probi viri (uomini probi), “Quorum”, “Senior”, “Sponsor”,“Super”, “Ultra”, ”Tantum”, “Veto”, che sono inserite perfettamente nel linguaggio corrente e non si capisce perché sia invalso l’uso di usare termini come “Location” invece di “Posto, Luogo, Punto”, “Week end” al posto di “fine settimana”, per non parlare di “Convention” e non di “Assemblea” (ricordiamo la Convenzione che portò alla Rivoluzione Francese e che i nostri cugini d’oltralpe si guardano bene dal ritoccare, al pari di altre parole (vedi Computer, in francese “Ordinateur”…. Per finire questa piccola, ma utile “Lectio”, facciamo nostro quanto scrive il compianto prof. Cesare Marchi, illustre glottologo e latinista, a proposito di chi ci rappresenta in Parlamento: “Chi detiene il potere buro-lessicale e vuol farlo durare a lungo, applichi le seguente regole: 1) Non usare mai vocaboli che siano comprensibili senza l’aiuto di un vocabolario: 2) Non esprimere mai con tre parole, chiare e semplici, un concetto che si può dire benissimo con dieci, oscure e difficili. 3) Tra due sinonimi, scegliere sempre il più raro e dotto: tra cadente e fatiscente, scegliere fatiscente. Obliterare è meglio che annullare. Ambulante è troppo facile: si preferisca la perifrasi “venditore in transito su spazi pubblici”. L’ironia dello studioso accompagni le nostre riflessioni e ci induca a riflettere sulla nostra “esterofilia”, quando dovremmo invece essere orgogliosi di difendere la nostra bellissima madre lingua da influssi barbari che non ci appartengono. Vediamo se non è il caso di applicare una “Brexit”, cominciando proprio dalla lingua inglese, che assolviamo, giustamente, per quei termini strettamente tecnici, per i quali l’Accademia della Crusca può trovare senza dubbio sinonimi adatti e più comprensibili.           

SI PUÒ DARE IL MEGLIO

“Abbiamo una bella biblioteca dove, oltre alla sua specifica natura, si possono organizzare conferenze, presentazioni di libri, eventi vari. Abbiamo anche la sala del Palazzo Beato Jacopo, che ospita analoghe e prestigiose manifestazioni. Insomma, Varazze è bene attrezzata in fatto di luoghi dove espletare una parte non secondaria di attività culturali, per non parlare del palazzetto dello sport, anch’esso operante, oltre che per le attività ludiche, anche per conferenze e dibattiti. Siamo contenti di tutto ciò, quello che manca, però, soprattutto per la Biblioteca e il Palazzo Beato Jacopo, è l’acustica, problema mai affrontato seriamente da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute alla guida della città. Molti cittadini e ospiti se ne lamentano da tanto, troppo tempo, e si chiedono se è così difficile affrontare quest’annoso problema, recentemente riapparso con evidenza nel corso delle ultime manifestazioni. Un esempio ci viene, tanto per essere più precisi, dall’importante conferenza organizzata dal Centro Studi Jacopo da Varagine nell’omonimo palazzo, lo scorso mese di marzo, allorché una buona parte del pubblico ha “captato” soltanto un dieci per cento di quanto spiegato dall’illustre prof. Massimo Firpo, vuoi per l’insufficiente apparecchiatura tecnica, vuoi anche per lo stesso conferenziere che non riusciva a gestire il microfono (il ché sarebbe stato ovviato con un microfono fisso da tavolo.) Identico risultato negli altri eventi in Biblioteca, dove parecchi concittadini si rifiutano ormai di assistere a conferenze e dibattiti, stanchi di non riuscire ad afferrarne appieno le parole. Appaiono inutili e desueti gli altoparlanti “ambulanti”, visti i risultati fin qui ottenuti, quando un sistema fisso e ben armonizzato permetterebbe un ottimo ascolto nell’intera area della manifestazione, considerando che il pubblico solitamente presente ai sopraccitati eventi è di età non proprio verde e quindi con qualche problema di udito. Abbiamo riportato gli sfoghi di molta gente, come ci sembra doveroso per un organo di informazioni come Il Giornalino, che raccoglie, per fortuna, molte adesioni e tante segnalazioni e consigli. Non ce ne vogliano gli amministratori (che stimiamo per il loro non facile impegno al servizio della città), poiché questo “mugugno” vuole essere amichevole e d’incoraggiamento per trovare soluzioni adatte al problema trattato e un aiuto a far meglio quello che già fanno. Varazze può offrire di più anche in questo campo, senza dubbio di primaria importanza per i risvolti di formazione didattica e culturale, parte essenziale del suo porsi.  

POESIE PER LA FESTA DELLA DONNA

Con le poesie di Giovanni Ghione e di Mario Traversi, lette dagli stessi autori, si è svolta, mercoledì 8 marzo, presso la Biblioteca Civica, la “Festa della donna”, con introduzione dell’Assessore alla Cultura Mariangela Calcagno. Le liriche, con tema la donna, le sue problematiche e speranze, sono state seguite con vivo interesse e partecipazione da un pubblico di fedelissimi della poesia, in un clima di sereno e meditato ascolto, a riprova di quanto sia sentita l’importanza “dell’altra metà del cielo” nelle persone più attente e sensibili. Un bel pomeriggio, dunque, sereno e rilassato, con il profumo della primavera ormai alle porte.

QUANDO C’ERA IL CINEMA A VARAZZE

Quando il cinematografo era l’espressione più immediata per il divertimento popolare, Varazze si dotava, nell’arco che si diparte dal primo dopoguerra e sino agli anni ’80 (con un calo significativo in quest’ultimo periodo) di un considerevole numero di sale cinematografiche, in linea con la sua tradizione di stazione climatica e balneare, che ebbe, negli anni del primo Novecento, qualificati locali pubblici, come il Caffè Chantant Letizia e il Casinò (Savoia), il tutto nella cornice di famose piste da ballo che richiamavano le migliori orchestre italiane ed estere (vedi Edoardo Bianco, “re” del tango argentino, che nelle sue tournee europee degli anni ’30 non mancava di esibirsi all’Eden Hotel). Prima sala cinematografica fu il Cinema Teatro Verdi, in via Busci, dove, oltre ai film del muto con accompagnamento al pianoforte, si esibivano compagnie teatrali e spettacoli di arte varia, nonché il classico avanspettacolo. I ricordi ci riportano al mago Bustelli (a me gli occhi…), a Gilberto Govi e ai grandi film di allora, soprattutto di carattere storico e mitologico, che riempivano la sala, in particolare da parte degli abitanti dell’entroterra (tipico l’afflusso in occasione delle feste più importanti, come Natale e Pasqua). Si respirava allora l’atmosfera di un mondo fatto di cose semplici, dove “la pellicola” era il tramite per sogni che portavano in paesi ed epoche lontane, evasione che giustificava anche qualche sacrificio, poiché la borsa non era certamente pingue…Dopo il Verdi, aprì le porte il Cinema Teatro “San Giovanni Bosco” (l’unico che ancora oggi, rinnovato e ottimamente gestito, ospita anche l’omonima Filodrammatica), contraltare di spettacoli a carattere religioso/edificanti (durante il secondo conflitto mondiale anche con film western americani rimasti nei cassetti dell’Istituto Salesiano). Poi man mano il Margherita (allora non ancora Kursaal), il Cinema estivo Eden (attuale via Buranello), il Teiro al chiuso e all’aperto, in via Piave, e Cinema Le Palme estivo, prima in via San Domenico e successivamente in piazza Dante. Personaggi legati a quelle sale cinematografiche, quali la sig.na Ida Fanciullacci (itinerante alla cassa del Verdi e dell’Eden) e i cineoperatori Carbone, Fenoglio, Poletti, Pavesi e Campioli, sono rimasti nella memoria del grande libro di Varazze, anche per alcuni aspetti tragicomici (al Verdi, durante la proiezione del film “L’incendio di Chicago”, la pellicola prese fuoco realmente, e, sulle prime, qualcuno avanzò l’idea di suggestivi effetti speciali…) I ragazzi di allora si arrangiavano per entrare al cinema gratis. Mezzo sigaro a nonno Quintilio, che tagliava i biglietti al Margherita, uno scapaccione della Cisa che all’Eden, nella stessa funzione, si faceva commuovere e si girava dall’altra parte al momento opportuno, oppure attraverso una porta di sicurezza “mal chiusa” al Verdi, permettevano il più delle volte la visione gratuita del film, soprattutto quando c’erano quelli di “Arrivano i nostri”. Il cinema portava con sé anche altri aspetti; i baci rubati al buio dalle coppie d’innamorati, a quei tempi senza le possibilità di evasione dei giorni nostri, qualche feroce scherzo che al momento meno indicato faceva scattare in piedi gli spettatori per la rottura di fialette dall’odore nauseabondo, o lo starnuto di parecchi decibel lanciato dal solito corpulento omaccione e proprio quando si stava per scoprire l’assassino, ecc. Con l’arrivo degli americani della divisione Buffalo, neri alti due metri, i ragazzi di allora scoprirono che alla fine dello spettacolo il pavimento della sala era pieno di mozziconi di sigarette ancora quasi a metà e si organizzarono per la loro raccolta, che poi confluiva in pacchetti ben confezionati e venduti ad una clientela appropriata di giovanotti e anziani. Il cinema era tutto per quella generazione uscita dalla guerra e da cinque anni di oscuramento; si discuteva sugli attori e sulle attrici (quando uscì “La cena delle beffe” vi fu qualche picchettaggio per dissuadere ad entrare, il tutto con qualche discussione animata con la cassiera…). Varazze esplodeva di divertimenti con il dopoguerra e sino a tutti gli anni ’60 e primi ’70, ma fra tutti emergeva ancora il caro, vecchio cinema, con i suoi personaggi e le sue storie, carovane di sogni che si perdevano in progetti mai realizzati, il miraggio dell’America e di Hollywood e la sigaretta pendente di Humphrey Bogart in Casablanca con la famosa “suonala ancora Sam”. I ragazzi di allora oggi sono anziani, ma c’è ancora qualcuno di loro che incontrando l’amico porta la mano a cercare un’inesistente pistola per poi “sparare” con le dita…Per un momento ritorna su quelle sedie ribaltabili e rumorose, pronto a saltare sul cavallo bianco di John Wayne  E anche questo è cinema e non tramonterà mai, anche se le sale cinematografiche non ci sono quasi più, almeno nei piccoli centri, e al loro posto c’è la televisione, che non è la stessa cosa, perché manca l’anima, il piacere di stare insieme e di condividere le emozioni che soltanto il grande schermo sapeva e poteva dare. Manca quel mondo scomparso per sempre, ma rimane il suo fascino, iniziato prima ancora che si parlasse di sale cinematografiche, come ricordava Margherita Civano, scomparsa anni fa all’età di 103 anni, la quale raccontava di quando, ancora ragazza, assistette nell’allora piazza Umberto I (Ciassa do balun) alla proiezione di un filmato proiettato alla popolazione da un camioncino ambulante, in cui si mostrava l’arrivo di un treno. “Ci alzammo tutti spaventati”, diceva nonna Margaitin, “terrorizzati da quella locomotiva che sembrava venirci addosso.” Sì, era proprio un altro mondo, quello: era il mondo del cinema, oggi irrimediabilmente scomparso nel tourbillon dei nuovi tempi e dei nuovi gusti “individuali”. Questo articolo segue romanticamente la recente scomparsa del locale che ospitava il cinema Verdi e che a qualche vecchio, passando di là, ha riportato alla memoria l’epopea della pellicola e le parole della canzone “Piccun, dagghe cianin…”

I RESTAURI DELLA CAPPELLA DELLE ANIME IN SANT’AMBROGIO

Sabato 11 marzo, alle ore 16, presso la Parrocchia Collegiata di Sant’Ambrogio, ha avuto luogo la presentazione dei lavori di restauro alla Cappella delle Anime, di cui all’inaugurazione avvenuta il 7 dicembre dello scorso anno. Introdotte dal Parroco don Claudio Doglio, Francesca De Cupis, funzionario Storico dell’Arte – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio; Federica Molinari, restauratrice che ha eseguito i lavori, e Arianna Venturino, architetto che ha progettato e seguito i lavori, hanno svolto un’ampia e dettagliata relazione sulla tipologia dell’intervento, soffermandosi sulle tecniche adottate, non prive di alcune difficoltà dovute la vetustà della cappella stessa, che imponeva particolari prudenze per non danneggiare le varie stratificazioni datate 1700 e, forse, del ‘600 (ipotesi eventualmente da approfondire). Il pubblico ha così potuto assistere, mediante la proiezione delle varie fasi dei lavori eseguiti e alle descrizioni che le hanno accompagnate, ad una vera lezione sull’”arte del restauro”, un fascino ne ha avvinto l’uditorio con una più che motivata attenzione. Dopo la proiezione e l’intervento di don Doglio, che ha ripercorso la genesi di questa operazione artistica e ringraziato tutti coloro che ne hanno permesso la realizzazione ( il Comune di Varazze e molti, spesso anonimi fedeli), i presenti si sono portati presso la Cappella delle Anime per ulteriori spiegazioni fornite “de visu” da Federica Molinari. Presenti alla bella e riuscita manifestazione l’Assessore alla Cultura Mariangela Calcagno, numerosi esponenti della cultura cittadina, tra cui U Campanin Russu, associazione che ne ha curato la pubblicizzazione. Alcune domande specifiche sono state avanzate da Antonio Danaidi, nella sua qualità di laureato in epigrafia religiosa. L’evento è stato ripreso da Televarazze, come sempre presente ai più importanti appuntamenti cittadini.

 “OGGI È UN BEL GIORNO” . . .IN BIBLIOTECA

Questo il titolo del libro di Antonio Roma, presentato sabato 18 marzo u.s. nella Biblioteca “E. Montale”, a conclusione degli appuntamenti culturali del mese di marzo promossi dal Comune di Varazze – Assessorato alla Cultura, con la collaborazione della libreria “Tra le righe” di Varazze. Il libro in questione è una pagina aperta sul dramma della guerra nell’ex Jugoslavia, nato dall’incontro dell’autore con una studentessa di pianoforte nella Sarajevo di oggi, dopo vent’anni da quei tragici giorni, una rielaborazione sul filo di comuni ricordi che porta a considerazioni sull’importanza della pace e dei rapporti umani che ne sono la logica e appagante conseguenza. Antonio Roma, vice comandante delle“Missioni di Pace all’Estero”, ne ha composto una testimonianza viva e diretta, che non mancherà di far meditare i lettori su quella e altre guerre che ci accompagnano ormai da parecchio tempo. “Oggi è un bel giorno” è stato presentato, dopo il saluto dell’Assessore alla Cultura Mariangela Calcagno, dal fratello dell’autore, Marco, cui è seguito il Gen.le degli Alpini Marcello Bellacicco, il quale si è soffermato sul vero senso delle Missioni di pace, storia dalle mille sfaccettature che compongono un mosaico da doversi interpretare correttamente, per la loro migliore riuscita. L’evento storico-letterario, come riportato sopra, ha chiuso gli appuntamenti di marzo alla Biblioteca Civica, lasciando il posto a quelli di aprile, dei quali ne faremo le dovute cronache nel prossimo numero del Giornalino. Giustamente va simpaticamente rimarcata la presenza di un nutrito numero di “penne nere”, con il Presidente della Sezione Alpini di Savona, Emilio Patrone, indovinata cornice alla riuscita manifestazione.

IL BORGO IN FESTA PER SAN GIUSEPPE

Assente il sole, ma presenti molti fedeli e tutte le Confraternite di Varazze e frazioni, nonché una di Celle Ligure e due di Cogoleto e Sciarborasca, per complessivi 12 Crocefissi, si è svolta, domenica 19 marzo u.s., la processione di San Giuseppe, che ha percorso il perimetro dell’antico borgo, presenti le Autorità Cittadine e accompagnata dalla banda musicale “Cardinal Cagliero. Una festa dal sapore di altri tempi, atto di fede e dedizione dei solerti confratelli che ne curano con non pochi sacrifici la conservazione, preservandola per le future generazioni, in una Varazze che, nonostante i tempi, non demorde dalle proprie radici storiche e religiose. Il Parroco della Collegiata di S. Ambrogio, don Claudio Doglio, nel benedire la folla al termine della riuscita manifestazione, ha ricordato l’esempio di San Giuseppe, impetrandone l’aiuto nel campo del lavoro, soprattutto per chi ne è senza o l’ha perduto, piaga di questo nostro tribolato tempo. Un caldo ringraziamento a tutti i partecipanti è stato portato da Ambrogio Cavallero, Priore della Confraternita di S. Giuseppe e della S.S. Trinità, con l’augurale appuntamento al prossimo anno.

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